Tecniche di coltivazione del mais in Sardegna

Apr 23, 2021 | Coltivazione, Tutti gli articoli

tecniche di coltivazione del mais in Sardegna

 Prima di analizzare le tecniche di coltivazione è interessante anzitutto capire perché dobbiamo valorizzare la coltivazione del Mais in Sardegna con una piccola premessa.

Il mais nella storia dell’umanità è sempre stata la coltura più generosa dal punto di vista delle rese per ettaro, quindi la coltura che in prima linea ha consentito l’aumento demografico nel pianeta. Oggi il Mais oltre a rincorrere il fabbisogno degli allevamenti, che risulta essere sempre in deficit, consente la produzione di bioplastiche ed energia. Con il continuo aumento della popolazione mondiale la richiesta di prodotto risulta essere sempre più alta e con la situazione Covid in cui ci troviamo gli approvvigionamenti sono aumentati soprattutto verso le zone con più alta densità di popolazione. Questa situazione ha portato la quotazioni delle materie prime a salire e ciò potrebbe consentire agli agricoltori di valorizzare meglio il prodotto e permetterà agli allevamenti che fanno uso di queste materie prime di riscoprire il valore del prodotto locale, bensì se prodotto con criterio di salubrità e qualità dagli agricoltori locali.

Gli studi sulla coltura hanno portato e continuano a portare miglioramenti nelle genetiche a disposizione, nelle tecniche di coltivazione. Irrigazione, preparazione del letto di semina, nutrizione della coltura e difesa da insetti e fitopatologie sono le materie che si studiano ogni giorno per avere una produzione sempre migliore. Anche se in Europa e quindi in Italia la concorrenza risulta essere sleale visto il divieto delle coltivazioni OGM, ma la libera entrata del prodotto stesso OGM dai paesi dove la produzione e l’esportazione è consentita. La colpa però di questo mercato in espansione è proprio della scarsa valorizzazione del prodotto locale in primis da Stato e Regioni.

In Sardegna in modo particolare, dove la richiesta di granella di mais e derivati risulta essere tra le più alte in tutto il territorio nazionale, la produzione di mais locale risulta soddisfare meno del 2% del fabbisogno. Negli ultimi anni la coltivazione di mais in Sardegna ha preso piede quasi esclusivamente per soddisfare il fabbisogno di materia prima per la produzione di bioenergie.

Le tecniche di coltivazione del Mais in Sardegna

La coltivazione del mais nella nostra regione se fatta bene e ben valorizzata risulta essere un’ottima fonte di reddito. Il mais ha bisogno di poche ma fondamentali attenzioni per la sua produzione.

CONOSCERE IL TERRENO E STUDIARE PIANO DI CONCIMAZIONE

Fondamentale risulta avere una panoramica delle analisi del terreno che vogliamo impegnare nella produzione di questa coltura tra le più avide di macro e micro elementi. Le asportazioni del mais corrispondono a circa 220/250 unita di Azoto, 70/90 di Fosforo e cerca 100/110 di Potassio, le asportazioni possono variare a seconda di diversi fattori, produzione media, disponibilità idrica, Ph del terreno (il mais su terreni tendenti al Ph alcalino faticano lo sviluppo vista la scarsa mobilità di Fosforo e Potassio) e classe FAO dell’ibrido, ma teniamo conto che sul trinciato le asportazioni risultano essere al 99% mentre, punto fondamentale, sulla granella il 60% delle asportazioni ce le ritroveremo come residui colturali, questo può farci capire quanto degrada il terreno e se non si ha la disponibilità di sostanza organica da reintegrare anno dopo anno risulterà sempre più difficile produrre quantità e qualità di prodotto.

Quindi quando si vuole fare il mais bisogna valutare prima di tutto il terreno per fare delle concimazioni studiate e garantirci una continuità di produzione anno dopo anno cercando di salvaguardare il terreno praticando anche rotazione e sovesci (covercrop) . In tutto questo possiamo accompagnarvi, dalla analisi del suolo fino al piano di concimazione.

LA SCELTA DELL’IBRIDO GIUSTO

Nel 2021 gli ibridi a disposizione sul mercato tanti, tutti con diverse caratteristiche ma tutti con ottime prestazioni se posizionati e seguiti nel modo giusto.
Dai più rustici con spiccate resistenze agli stress termici ai più delicati ma con potenziali produttivi altissimi, ebbene la scelta varia appunto dal tipo di terreno, dalla disponibilità idrica e dall’obbiettivo che desideriamo ottenere. Sta al tecnico, in questo caso il responsabile Fitochimica, consigliare l’ibrido giusto per le proprie esigenze.

METODI DI IRRIGAZIONE

I metodi di irrigazione sono molteplici e ognuno ha i suoi pregi e i suoi difetti, ma iniziamo con il più semplice e di comune utilizzo.

Carri semoventi

Il carro semovente ha il vantaggio di poter essere spostato da un campo ad un altro coprendo una superficie notevole ad un costo apparentemente ridotto. Ma purtroppo ha bisogno del lavoro continuo di un operatore per essere steso, inoltre è suscettibile alla forza del vento che ne causa un’irrigazione disomogenea, evento atmosferico che in Sardegna conosciamo bene.

Impianto fisso con irrigatori a battente

Metodo di uso comune e facilmente automatizzabile, teme il vento ma sempre meno del carro semovente anche perché può essere azionato in qualsiasi momento disponibile in assenza di vento (acqua e pressione permettendo). Insomma è un metodo piuttosto valido per il nostro areale, soprattutto se studiato bene al momento della progettazione.

Pivot/Ranger

Il pivot e il ranger sono tra i metodi che consentono una più uniforme e efficiente irrigazione, solitamente in Sardegna e non solo sono i metodi che consentono di ottenere i risultati migliori, hanno bisogno però di campi che ne consentano l’installazione, infatti a seconda della tessitura del terreno e della conformazione geomorfologica ne potrebbe risultare difficoltosa l’installazione e l’utilizzo.

Impianto a goccia e in sub irrigazione

La gestione dell’irrigazione sul mais con l’impianto a goccia risulta essere altamente efficiente ma ha anche bisogno di alcuni accorgimenti molto più tecnici soprattutto nel nostro areale. Prima di tutto per far nascere il mais e accompagnarlo almeno alle 4/6 foglie vere c’è comunque bisogno o di qualche precipitazione oppure di 1/2 irrigate a pioggia se si parla della Sardegna con una prima semina dalla metà alla fine di aprile. L’impianto può essere usa e getta se viene utilizzata la manichetta gocciolate, oppure rimovibile o fisso se viene utilizzata ala gocciolate in superficie o interrata (cioè sub irrigazione). Le tubazioni principali invece possono essere sempre riutilizzate, risulta comunque indispensabile un buon impianto di filtrazione, uno sfiato d’aria e in zone con dislivelli importanti è opportuno utilizzare gocciolatori autocompensanti. Punto di forza dell’impianto a goccia è il risparmio idrico (se gestito con sensori di umidità), la possibilità di poter dare la fertirrigazione in qualsiasi stadio vegetativo, il poter irrigare in qualsiasi momento della giornata e quando la pianta ha più esigenza idrica e soprattutto per noi in Sardegna anche quando c’è il vento.

A cura di Simone Marongiu.

 

Hai bisogno di una mano?

La coltivazione del mais in Sardegna si sta rivelando un’ottimo piano di investimento per il futuro. La conoscenza del terreno, la scelta dell’ibrido e le tecniche di irrigazione sono fondamentali in ogni circostanza, non solo per riuscire ad ottenere un prodotto di altissima qualità ma anche per ridurre al massimo il consumo di acqua.

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